The   Endless Nostalghia
The   Endless Nostalghia
The   Endless Nostalghia
The   Endless Nostalghia
The   Endless Nostalghia
The   Endless Nostalghia
The   Endless Nostalghia
The   Endless Nostalghia
The   Endless Nostalghia
The   Endless Nostalghia
The   Endless Nostalghia
The   Endless Nostalghia

Scrolla per iniziare
101 Numeri Pari presenta
101 Numeri Pari presenta
101 Numeri Pari presenta
un progetto di
un progetto di
un progetto di
Treti Galaxie
Treti Galaxie
Treti Galaxie

 

Logistica Generale
Gianluca Gentili

Project Management
Ramona Ponzini

Digital Exhibition Design
Andrea Magnani x Siliqoon Agency

Coding
Guido Bettinsoli

Fotografia analogica e digitale
Flavio Pescatori

Concept, testi e curatela
Matteo Mottin

 

Logistica Generale
Gianluca Gentili

Project Management
Ramona Ponzini

Digital Exhibition Design
Andrea Magnani x Siliqoon Agency

Coding
Guido Bettinsoli

Fotografia analogica e digitale
Flavio Pescatori

Concept, testi e curatela
Matteo Mottin

 

Logistica Generale
Gianluca Gentili

Project Management
Ramona Ponzini

Digital Exhibition Design
Andrea Magnani x Siliqoon Agency

Coding
Guido Bettinsoli

Fotografia analogica e digitale
Flavio Pescatori

Concept, testi e curatela
Matteo Mottin

 


Si ringraziano

gli artisti, Abbazia di San Galgano, Sindaco Luciana Bartaletti, Comune di Chiusdino, Museo della Madonna Del Parto, Assessore Manuela Malatesta, Comune di Monterchi, Virginia Pecci, Comune di San Quirico d’Orcia, Polizia Municipale di San Quirico d’Orcia, Comune di Cittaducale, Sindaco Leonardo Ranalli, Soprintendente Alessandro Betori, Matteo Binci, Signor Cesare, Valeria Corazza, Claudia Cucca, Elena D’Angelo, Francesca Filisetti, Helena Hladilova, Mattia Macchieraldo, Elena Micheli, Edoardo e Patrizia Mottin, Nuova Autocarrozzeria Pino, Guido Pautasso, Anna Polesello, Alberto Scodro, Gabriele Siedlecki, Beatrice Zanelli, Paolo Zani, Galleria Zero…

 


Si ringraziano

gli artisti, Abbazia di San Galgano, Sindaco Luciana Bartaletti, Comune di Chiusdino, Museo della Madonna Del Parto, Assessore Manuela Malatesta, Comune di Monterchi, Virginia Pecci, Comune di San Quirico d’Orcia, Polizia Municipale di San Quirico d’Orcia, Comune di Cittaducale, Sindaco Leonardo Ranalli, Soprintendente Alessandro Betori, Matteo Binci, Signor Cesare, Valeria Corazza, Claudia Cucca, Elena D’Angelo, Francesca Filisetti, Helena Hladilova, Mattia Macchieraldo, Elena Micheli, Edoardo e Patrizia Mottin, Nuova Autocarrozzeria Pino, Guido Pautasso, Anna Polesello, Alberto Scodro, Gabriele Siedlecki, Beatrice Zanelli, Paolo Zani, Galleria Zero…

 


Si ringraziano

gli artisti, Abbazia di San Galgano, Sindaco Luciana Bartaletti, Comune di Chiusdino, Museo della Madonna Del Parto, Assessore Manuela Malatesta, Comune di Monterchi, Virginia Pecci, Comune di San Quirico d’Orcia, Polizia Municipale di San Quirico d’Orcia, Comune di Cittaducale, Sindaco Leonardo Ranalli, Soprintendente Alessandro Betori, Matteo Binci, Signor Cesare, Valeria Corazza, Claudia Cucca, Elena D’Angelo, Francesca Filisetti, Helena Hladilova, Mattia Macchieraldo, Elena Micheli, Edoardo e Patrizia Mottin, Nuova Autocarrozzeria Pino, Guido Pautasso, Anna Polesello, Alberto Scodro, Gabriele Siedlecki, Beatrice Zanelli, Paolo Zani, Galleria Zero…

Questo progetto mette in relazione una serie di opere di artisti italiani con le location in cui Andrej Tarkovskij (1932-1986) girò “Nostalghia” (1983), sesto e penultimo film del regista russo, il primo realizzato dall’autore al di fuori dell’Unione Sovietica. Fortemente autobiografica, la pellicola è pervasa da una costante sensazione di dolore e lontananza legata alla patria natìa, sentimenti sottolineati da inquadrature in cui i paesaggi italiani sono permeati da rimandi alla campagna russa tanto amata dal regista.

Endless Nostalghia intende accostare il personale sentimento di nostalgia espresso nel film da Tarkovskij con quello universale provato durante il lockdown per l’Emergenza COVID-19, quando non era consentito uscire di casa, attraversare i confini e visitare i luoghi amati.

Ogni luogo ha ospitato per un breve periodo una mostra personale “impossibile”, esistente solo nella sua documentazione fotografica, a sottolineare il carattere ideale e distante di ogni comunicazione effettuata con mezzi digitali.

Il materiale viene presentato su endlessnostalghia.com, una pagina web infinita. Strutturato come un cortometraggio in cui lo scorrere del tempo viene affidato alla personale velocità di scorrimento scelta da ciascun fruitore, il sito presenta in sequenza lineare mostre di volta in volta diverse ma innestate sulla medesima struttura.

Tra gli scopi dell’iniziativa vi sono quelli di valorizzare e promuovere i territori che hanno ospitato le riprese del film, incentivando il pubblico a visitare di persona i luoghi fisici di ciascun intervento in un momento critico per il settore turistico e culturale sia a livello regionale che nazionale. Per questo, il sito verrà aggiornato nel tempo con contenuti segreti, suggerimenti e itinerari per permettere a tutti di esplorare, non solo digitalmente, i capitoli di cui si compone la mostra.

Questo progetto mette in relazione una serie di opere di artisti italiani con le location in cui Andrej Tarkovskij (1932-1986) girò “Nostalghia” (1983), sesto e penultimo film del regista russo, il primo realizzato dall’autore al di fuori dell’Unione Sovietica. Fortemente autobiografica, la pellicola è pervasa da una costante sensazione di dolore e lontananza legata alla patria natìa, sentimenti sottolineati da inquadrature in cui i paesaggi italiani sono permeati da rimandi alla campagna russa tanto amata dal regista.

Endless Nostalghia intende accostare il personale sentimento di nostalgia espresso nel film da Tarkovskij con quello universale provato durante il lockdown per l’Emergenza COVID-19, quando non era consentito uscire di casa, attraversare i confini e visitare i luoghi amati.

Ogni luogo ha ospitato per un breve periodo una mostra personale “impossibile”, esistente solo nella sua documentazione fotografica, a sottolineare il carattere ideale e distante di ogni comunicazione effettuata con mezzi digitali.

Il materiale viene presentato su endlessnostalghia.com, una pagina web infinita. Strutturato come un cortometraggio in cui lo scorrere del tempo viene affidato alla personale velocità di scorrimento scelta da ciascun fruitore, il sito presenta in sequenza lineare mostre di volta in volta diverse ma innestate sulla medesima struttura.

Tra gli scopi dell’iniziativa vi sono quelli di valorizzare e promuovere i territori che hanno ospitato le riprese del film, incentivando il pubblico a visitare di persona i luoghi fisici di ciascun intervento in un momento critico per il settore turistico e culturale sia a livello regionale che nazionale. Per questo, il sito verrà aggiornato nel tempo con contenuti segreti, suggerimenti e itinerari per permettere a tutti di esplorare, non solo digitalmente, i capitoli di cui si compone la mostra.

Questo progetto mette in relazione una serie di opere di artisti italiani con le location in cui Andrej Tarkovskij (1932-1986) girò “Nostalghia” (1983), sesto e penultimo film del regista russo, il primo realizzato dall’autore al di fuori dell’Unione Sovietica. Fortemente autobiografica, la pellicola è pervasa da una costante sensazione di dolore e lontananza legata alla patria natìa, sentimenti sottolineati da inquadrature in cui i paesaggi italiani sono permeati da rimandi alla campagna russa tanto amata dal regista.

Endless Nostalghia intende accostare il personale sentimento di nostalgia espresso nel film da Tarkovskij con quello universale provato durante il lockdown per l’Emergenza COVID-19, quando non era consentito uscire di casa, attraversare i confini e visitare i luoghi amati.

Ogni luogo ha ospitato per un breve periodo una mostra personale “impossibile”, esistente solo nella sua documentazione fotografica, a sottolineare il carattere ideale e distante di ogni comunicazione effettuata con mezzi digitali.

Il materiale viene presentato su endlessnostalghia.com, una pagina web infinita. Strutturato come un cortometraggio in cui lo scorrere del tempo viene affidato alla personale velocità di scorrimento scelta da ciascun fruitore, il sito presenta in sequenza lineare mostre di volta in volta diverse ma innestate sulla medesima struttura.

Tra gli scopi dell’iniziativa vi sono quelli di valorizzare e promuovere i territori che hanno ospitato le riprese del film, incentivando il pubblico a visitare di persona i luoghi fisici di ciascun intervento in un momento critico per il settore turistico e culturale sia a livello regionale che nazionale. Per questo, il sito verrà aggiornato nel tempo con contenuti segreti, suggerimenti e itinerari per permettere a tutti di esplorare, non solo digitalmente, i capitoli di cui si compone la mostra.

diario – 29/11/20

“La nostra riflessione si è concentrata sulla natura, le peculiarità e le potenzialità offerte da una mostra online rispetto a quelle di una mostra presentata in un contesto fisico. Con la volontà di proporre un contenuto fedele a tali spunti, derivanti da un paragone tra l’approccio di Andrej Tarkovskij alla realizzazione del film “Nostalghia” (1983) e il sentimento di perdita e nostalgia universalmente vissuto durante il lockdown, il progetto si è evoluto riflettendo su un cambio di paradigma e un allontanamento da modelli già sperimentati, concentrando la riflessione sull’unione tra lo spazio filmico del regista russo e le potenzialità e la natura dello spazio digitale.

Abbiamo deciso di creare un sito web dalla fruizione lineare in cui presentare una mostra infinita, formata da una sequenza di mostre sempre diverse ma innestate sulla medesima struttura. Abbiamo deciso, inoltre, di ricalcare la struttura di “Nostalghia” (1983), presentando gli shooting con le opere nello stesso ordine in cui le location compaiono nelle scene del film. Giunti alla fine del sito web, l’esperienza di mostra ricomincia da capo, ma con contenuti visivi e testuali diversi. Se ogni nuova composizione da un lato permetterà di esplorare ulteriormente il progetto, dall’altro creerà un senso di vuoto e di perdita rispetto alla “visita” precedente, ormai perduta e difficilmente riproponibile nella stessa esatta struttura. La mostra si propone come un cortometraggio di cui lo spettatore ha il completo controllo della timeline, decidendone e controllandone il ritmo di fruizione. Questo controllo in prima persona del tempo “presente” porta con sé la responsabilità di cancellazione del tempo “passato” e la generazione di un “futuro” impostato, criticamente, come una rielaborazione del “passato” stesso.

Il concetto di struttura del tempo e resa della necessaria perdita data dal suo scorrere hanno influito sul criterio con cui sono state fotografate le opere. In ciascuna location abbiamo effettuato quattro diversi shooting con quattro diversi criteri. Tre di questi shooting sono stati realizzati in digitale, a ricalcare i tre assi x, y e z che caratterizzano lo spazio cartesiano, a far coincidere lo spazio fisico con lo spazio digitale. A questi abbiamo deciso di aggiungere un quarto “asse”, quello temporale, con shooting realizzati in pellicola ISO 3200 bianco e nero, con macchine analogiche medio formato. La grossa grana della pellicola ci ha permesso di creare immagini più “calde”, più “vicine” alla realtà, ma caratterizzate da una necessaria perdita di dettaglio che le allontana dalle immagini che siamo soliti esperire quotidianamente”

diario – 29/11/20

“La nostra riflessione si è concentrata sulla natura, le peculiarità e le potenzialità offerte da una mostra online rispetto a quelle di una mostra presentata in un contesto fisico. Con la volontà di proporre un contenuto fedele a tali spunti, derivanti da un paragone tra l’approccio di Andrej Tarkovskij alla realizzazione del film “Nostalghia” (1983) e il sentimento di perdita e nostalgia universalmente vissuto durante il lockdown, il progetto si è evoluto riflettendo su un cambio di paradigma e un allontanamento da modelli già sperimentati, concentrando la riflessione sull’unione tra lo spazio filmico del regista russo e le potenzialità e la natura dello spazio digitale.

Abbiamo deciso di creare un sito web dalla fruizione lineare in cui presentare una mostra infinita, formata da una sequenza di mostre sempre diverse ma innestate sulla medesima struttura. Abbiamo deciso, inoltre, di ricalcare la struttura di “Nostalghia” (1983), presentando gli shooting con le opere nello stesso ordine in cui le location compaiono nelle scene del film. Giunti alla fine del sito web, l’esperienza di mostra ricomincia da capo, ma con contenuti visivi e testuali diversi. Se ogni nuova composizione da un lato permetterà di esplorare ulteriormente il progetto, dall’altro creerà un senso di vuoto e di perdita rispetto alla “visita” precedente, ormai perduta e difficilmente riproponibile nella stessa esatta struttura. La mostra si propone come un cortometraggio di cui lo spettatore ha il completo controllo della timeline, decidendone e controllandone il ritmo di fruizione. Questo controllo in prima persona del tempo “presente” porta con sé la responsabilità di cancellazione del tempo “passato” e la generazione di un “futuro” impostato, criticamente, come una rielaborazione del “passato” stesso.

Il concetto di struttura del tempo e resa della necessaria perdita data dal suo scorrere hanno influito sul criterio con cui sono state fotografate le opere. In ciascuna location abbiamo effettuato quattro diversi shooting con quattro diversi criteri. Tre di questi shooting sono stati realizzati in digitale, a ricalcare i tre assi x, y e z che caratterizzano lo spazio cartesiano, a far coincidere lo spazio fisico con lo spazio digitale. A questi abbiamo deciso di aggiungere un quarto “asse”, quello temporale, con shooting realizzati in pellicola ISO 3200 bianco e nero, con macchine analogiche medio formato. La grossa grana della pellicola ci ha permesso di creare immagini più “calde”, più “vicine” alla realtà, ma caratterizzate da una necessaria perdita di dettaglio che le allontana dalle immagini che siamo soliti esperire quotidianamente”

diario – 29/11/20

“La nostra riflessione si è concentrata sulla natura, le peculiarità e le potenzialità offerte da una mostra online rispetto a quelle di una mostra presentata in un contesto fisico. Con la volontà di proporre un contenuto fedele a tali spunti, derivanti da un paragone tra l’approccio di Andrej Tarkovskij alla realizzazione del film “Nostalghia” (1983) e il sentimento di perdita e nostalgia universalmente vissuto durante il lockdown, il progetto si è evoluto riflettendo su un cambio di paradigma e un allontanamento da modelli già sperimentati, concentrando la riflessione sull’unione tra lo spazio filmico del regista russo e le potenzialità e la natura dello spazio digitale.

Abbiamo deciso di creare un sito web dalla fruizione lineare in cui presentare una mostra infinita, formata da una sequenza di mostre sempre diverse ma innestate sulla medesima struttura. Abbiamo deciso, inoltre, di ricalcare la struttura di “Nostalghia” (1983), presentando gli shooting con le opere nello stesso ordine in cui le location compaiono nelle scene del film. Giunti alla fine del sito web, l’esperienza di mostra ricomincia da capo, ma con contenuti visivi e testuali diversi. Se ogni nuova composizione da un lato permetterà di esplorare ulteriormente il progetto, dall’altro creerà un senso di vuoto e di perdita rispetto alla “visita” precedente, ormai perduta e difficilmente riproponibile nella stessa esatta struttura. La mostra si propone come un cortometraggio di cui lo spettatore ha il completo controllo della timeline, decidendone e controllandone il ritmo di fruizione. Questo controllo in prima persona del tempo “presente” porta con sé la responsabilità di cancellazione del tempo “passato” e la generazione di un “futuro” impostato, criticamente, come una rielaborazione del “passato” stesso.

Il concetto di struttura del tempo e resa della necessaria perdita data dal suo scorrere hanno influito sul criterio con cui sono state fotografate le opere. In ciascuna location abbiamo effettuato quattro diversi shooting con quattro diversi criteri. Tre di questi shooting sono stati realizzati in digitale, a ricalcare i tre assi x, y e z che caratterizzano lo spazio cartesiano, a far coincidere lo spazio fisico con lo spazio digitale. A questi abbiamo deciso di aggiungere un quarto “asse”, quello temporale, con shooting realizzati in pellicola ISO 3200 bianco e nero, con macchine analogiche medio formato. La grossa grana della pellicola ci ha permesso di creare immagini più “calde”, più “vicine” alla realtà, ma caratterizzate da una necessaria perdita di dettaglio che le allontana dalle immagini che siamo soliti esperire quotidianamente”

Questo progetto è dedicato al lavoro e alla memoria di Andrej Tarkovskij

Questo progetto è dedicato al lavoro e alla memoria di Andrej Tarkovskij

Questo progetto è dedicato al lavoro e alla memoria di Andrej Tarkovskij

Lucia Leuci
Lucia Leuci
Lucia Leuci

Museo della Madonna del Parto, Monterchi (AR)
Visita 

Museo della Madonna del Parto, Monterchi (AR)
Visita 

Museo della Madonna del Parto, Monterchi (AR)
Visita 

Sculpture (Piero), 2020
Sculpture (Piero), 2020
Sculpture (Piero), 2020
Resina, tessuto, capelli sintetici, imbottitura, filo, madreperla, nylon, plastica, pittura acrilica, acquerello. Courtesy dell'artista
Resina, tessuto, capelli sintetici, imbottitura, filo, madreperla, nylon, plastica, pittura acrilica, acquerello. Courtesy dell'artista
Resina, tessuto, capelli sintetici, imbottitura, filo, madreperla, nylon, plastica, pittura acrilica, acquerello. Courtesy dell'artista

Quello che colpisce dell’affresco di Piero Della Francesca è il suo essere liminale, costantemente a cavallo tra due mondi: oggetto di devozione e opera d’arte, capolavoro del Rinascimento e figura popolare di contemplazione, soggetto di studi scientifici e icona a cui ancora oggi si affidano speranze e desideri legati alla nascita di nuove vite. Questo suo essere in bilico tra due distinte attitudini è controbilanciato dalla sua rigorosa struttura geometrica, saldo sostegno su cui si adagiano le forme morbide della tenda, degli angeli e della Madre del Cristo.

Quello che colpisce dell’affresco di Piero Della Francesca è il suo essere liminale, costantemente a cavallo tra due mondi: oggetto di devozione e opera d’arte, capolavoro del Rinascimento e figura popolare di contemplazione, soggetto di studi scientifici e icona a cui ancora oggi si affidano speranze e desideri legati alla nascita di nuove vite. Questo suo essere in bilico tra due distinte attitudini è controbilanciato dalla sua rigorosa struttura geometrica, saldo sostegno su cui si adagiano le forme morbide della tenda, degli angeli e della Madre del Cristo.

Quello che colpisce dell’affresco di Piero Della Francesca è il suo essere liminale, costantemente a cavallo tra due mondi: oggetto di devozione e opera d’arte, capolavoro del Rinascimento e figura popolare di contemplazione, soggetto di studi scientifici e icona a cui ancora oggi si affidano speranze e desideri legati alla nascita di nuove vite. Questo suo essere in bilico tra due distinte attitudini è controbilanciato dalla sua rigorosa struttura geometrica, saldo sostegno su cui si adagiano le forme morbide della tenda, degli angeli e della Madre del Cristo.

Diario – 10/10/20: “Dopo colazione partiamo per Monterchi. Dopo un primo sopralluogo al Museo della Madonna del Parto, il Fotografo pranza in un locale vicino al Museo e dopo pranzo lavora alla post-produzione delle fotografie dei precedenti shooting. Il Curatore si reca ad Arezzo, dove accoglie l’Artista, arrivata in treno da Milano, con precedente cambio a Firenze SMN. Giunti a Monterchi, Artista, Curatore e Fotografo si recano al Museo della Madonna del Parto. Verso le 17.50, alla chiusura del Museo, si incontrano con l’Assessore Manuela Malatesta, che provvede a tenere aperto il Museo oltre l’orario di chiusura solo per lo shooting, che si protrae fin oltre le 21.30. Al termine, Artista, Curatore e Fotografo cenano nel medesimo ristorante in cui ha pranzato il Fotografo, a pochi metri dal Museo. I tre pernottano presso Badia Il Vingone, poco distante da Monterchi. 11/10/20: Il Curatore e il Fotografo visitano la Cappella Bacci nella Basilica di San Francesco, ad Arezzo, al fine di studiare il ciclo di affreschi di Piero della Francesca. Il Fotografo ne confronta i colori con quelli della Madonna del Parto per meglio calibrare la post-produzione delle foto, il Curatore ne studia dal vivo la particolare struttura narrativa non cronologica ma tematica, che sarà grande fonte di ispirazione per la struttura del sito internet del progetto”

Diario – 10/10/20: “Dopo colazione partiamo per Monterchi. Dopo un primo sopralluogo al Museo della Madonna del Parto, il Fotografo pranza in un locale vicino al Museo e dopo pranzo lavora alla post-produzione delle fotografie dei precedenti shooting. Il Curatore si reca ad Arezzo, dove accoglie l’Artista, arrivata in treno da Milano, con precedente cambio a Firenze SMN. Giunti a Monterchi, Artista, Curatore e Fotografo si recano al Museo della Madonna del Parto. Verso le 17.50, alla chiusura del Museo, si incontrano con l’Assessore Manuela Malatesta, che provvede a tenere aperto il Museo oltre l’orario di chiusura solo per lo shooting, che si protrae fin oltre le 21.30. Al termine, Artista, Curatore e Fotografo cenano nel medesimo ristorante in cui ha pranzato il Fotografo, a pochi metri dal Museo. I tre pernottano presso Badia Il Vingone, poco distante da Monterchi. 11/10/20: Il Curatore e il Fotografo visitano la Cappella Bacci nella Basilica di San Francesco, ad Arezzo, al fine di studiare il ciclo di affreschi di Piero della Francesca. Il Fotografo ne confronta i colori con quelli della Madonna del Parto per meglio calibrare la post-produzione delle foto, il Curatore ne studia dal vivo la particolare struttura narrativa non cronologica ma tematica, che sarà grande fonte di ispirazione per la struttura del sito internet del progetto”

Diario – 10/10/20: “Dopo colazione partiamo per Monterchi. Dopo un primo sopralluogo al Museo della Madonna del Parto, il Fotografo pranza in un locale vicino al Museo e dopo pranzo lavora alla post-produzione delle fotografie dei precedenti shooting. Il Curatore si reca ad Arezzo, dove accoglie l’Artista, arrivata in treno da Milano, con precedente cambio a Firenze SMN. Giunti a Monterchi, Artista, Curatore e Fotografo si recano al Museo della Madonna del Parto. Verso le 17.50, alla chiusura del Museo, si incontrano con l’Assessore Manuela Malatesta, che provvede a tenere aperto il Museo oltre l’orario di chiusura solo per lo shooting, che si protrae fin oltre le 21.30. Al termine, Artista, Curatore e Fotografo cenano nel medesimo ristorante in cui ha pranzato il Fotografo, a pochi metri dal Museo. I tre pernottano presso Badia Il Vingone, poco distante da Monterchi. 11/10/20: Il Curatore e il Fotografo visitano la Cappella Bacci nella Basilica di San Francesco, ad Arezzo, al fine di studiare il ciclo di affreschi di Piero della Francesca. Il Fotografo ne confronta i colori con quelli della Madonna del Parto per meglio calibrare la post-produzione delle foto, il Curatore ne studia dal vivo la particolare struttura narrativa non cronologica ma tematica, che sarà grande fonte di ispirazione per la struttura del sito internet del progetto”

L’opera di Lucia Leuci entra in diretto dialogo con la Madonna del Parto, sia formalmente che concettualmente: “Sculpture (Piero)” è realizzata in resina e tessuto, ha le sembianze e le dimensioni di un bambino, e per la sua esposizione necessita di un piedistallo umano, di una persona che per tutta la durata della mostra lo tenga tra le braccia, che lo sorregga e lo accudisca.

L’opera di Lucia Leuci entra in diretto dialogo con la Madonna del Parto, sia formalmente che concettualmente: “Sculpture (Piero)” è realizzata in resina e tessuto, ha le sembianze e le dimensioni di un bambino, e per la sua esposizione necessita di un piedistallo umano, di una persona che per tutta la durata della mostra lo tenga tra le braccia, che lo sorregga e lo accudisca.

L’opera di Lucia Leuci entra in diretto dialogo con la Madonna del Parto, sia formalmente che concettualmente: “Sculpture (Piero)” è realizzata in resina e tessuto, ha le sembianze e le dimensioni di un bambino, e per la sua esposizione necessita di un piedistallo umano, di una persona che per tutta la durata della mostra lo tenga tra le braccia, che lo sorregga e lo accudisca.

L’affresco oggi ci appare all’interno di una teca, in un ambiente asettico, al riparo dagli agenti esterni, illuminato esclusivamente da luci artificiali, tra lui e i visitatori una spessa parete in vetro. La Madonna del Parto ci appare all’interno di un’incubatrice.

L’artista regge la sua creazione di fronte alla creatrice del creatore, poi le dà le spalle per un momento, pensosa, in raccoglimento, solo per poi voltarsi nuovamente e mostrare l’opera all’opera.

L’affresco oggi ci appare all’interno di una teca, in un ambiente asettico, al riparo dagli agenti esterni, illuminato esclusivamente da luci artificiali, tra lui e i visitatori una spessa parete in vetro. La Madonna del Parto ci appare all’interno di un’incubatrice.

L’artista regge la sua creazione di fronte alla creatrice del creatore, poi le dà le spalle per un momento, pensosa, in raccoglimento, solo per poi voltarsi nuovamente e mostrare l’opera all’opera.

L’affresco oggi ci appare all’interno di una teca, in un ambiente asettico, al riparo dagli agenti esterni, illuminato esclusivamente da luci artificiali, tra lui e i visitatori una spessa parete in vetro. La Madonna del Parto ci appare all’interno di un’incubatrice.

L’artista regge la sua creazione di fronte alla creatrice del creatore, poi le dà le spalle per un momento, pensosa, in raccoglimento, solo per poi voltarsi nuovamente e mostrare l’opera all’opera.

Namsal Siedlecki
Namsal Siedlecki
Namsal Siedlecki

Piazza delle Sorgenti, Bagno Vignoni (SI)
Visita

Piazza delle Sorgenti, Bagno Vignoni (SI)
Visita

Piazza delle Sorgenti, Bagno Vignoni (SI)
Visita

Trevis Maponos, 2020
Trevis Maponos, 2020
Trevis Maponos, 2020
Argento. Dimensioni variabili. Courtesy dell’artista e Magazzino, Roma
Argento. Dimensioni variabili. Courtesy dell’artista e Magazzino, Roma
Argento. Dimensioni variabili. Courtesy dell’artista e Magazzino, Roma

Le forme degli ex-voto, in antichità gettate in una sorgente in Francia dalla tribù dei Galli, sono state ricoperte da Namsal Siedlecki con l’argento di monete recuperate dalla Fontana di Trevi, e le sculture risultanti hanno acquisito la loro struttura finale in una vasca per la deposizione galvanica. La forte presenza dell’elemento acquatico nel cinema di Tarkovskij, da questi spesso associato allo scorrere del tempo, ci ha spinto a voler installare all’interno della vasca di Piazza delle Sorgenti questo particolare ciclo di opere, che lega, tramite il filo conduttore dell’acqua, temporalità tra loro distanti.

Le forme degli ex-voto, in antichità gettate in una sorgente in Francia dalla tribù dei Galli, sono state ricoperte da Namsal Siedlecki con l’argento di monete recuperate dalla Fontana di Trevi, e le sculture risultanti hanno acquisito la loro struttura finale in una vasca per la deposizione galvanica. La forte presenza dell’elemento acquatico nel cinema di Tarkovskij, da questi spesso associato allo scorrere del tempo, ci ha spinto a voler installare all’interno della vasca di Piazza delle Sorgenti questo particolare ciclo di opere, che lega, tramite il filo conduttore dell’acqua, temporalità tra loro distanti.

Le forme degli ex-voto, in antichità gettate in una sorgente in Francia dalla tribù dei Galli, sono state ricoperte da Namsal Siedlecki con l’argento di monete recuperate dalla Fontana di Trevi, e le sculture risultanti hanno acquisito la loro struttura finale in una vasca per la deposizione galvanica. La forte presenza dell’elemento acquatico nel cinema di Tarkovskij, da questi spesso associato allo scorrere del tempo, ci ha spinto a voler installare all’interno della vasca di Piazza delle Sorgenti questo particolare ciclo di opere, che lega, tramite il filo conduttore dell’acqua, temporalità tra loro distanti.

Le opere sono state documentate inquadrando i luoghi di Piazza delle Sorgenti dove Andrej Tarkovskij fece montare la strumentazione per girare le scene di Nostalghia qui ambientate, le lente carrellate sotto al portico e a lato della vasca, il lungo piano sequenza girato al suo interno. In queste immagini stiamo guardando l’altro lato della produzione del film, vogliono essere il suo controcampo, negli spazi tra le opere cerchiamo il riflesso del regista, intento, 38 anni prima, in questi stessi luoghi, a creare la sua opera.

Le opere sono state documentate inquadrando i luoghi di Piazza delle Sorgenti dove Andrej Tarkovskij fece montare la strumentazione per girare le scene di Nostalghia qui ambientate, le lente carrellate sotto al portico e a lato della vasca, il lungo piano sequenza girato al suo interno. In queste immagini stiamo guardando l’altro lato della produzione del film, vogliono essere il suo controcampo, negli spazi tra le opere cerchiamo il riflesso del regista, intento, 38 anni prima, in questi stessi luoghi, a creare la sua opera.

Le opere sono state documentate inquadrando i luoghi di Piazza delle Sorgenti dove Andrej Tarkovskij fece montare la strumentazione per girare le scene di Nostalghia qui ambientate, le lente carrellate sotto al portico e a lato della vasca, il lungo piano sequenza girato al suo interno. In queste immagini stiamo guardando l’altro lato della produzione del film, vogliono essere il suo controcampo, negli spazi tra le opere cerchiamo il riflesso del regista, intento, 38 anni prima, in questi stessi luoghi, a creare la sua opera.

diario, 07/10: “Avevamo in previsione di installare dal primo mattino ma un forte temporale ce lo ha impedito. Contattiamo il Comune di San Quirico d’Orcia per richiedere ulteriore disponibilità a effettuare lo shooting nella mattina del 08/10, in modo da poter fotografare le opere nella Vasca con le prime luci del mattino. La Polizia Municipale ci accorda il permesso per parcheggiare il nostro mezzo e quello dell’assistente dell’Artista vicino alla Piazza delle Sorgenti, zona solitamente interdetta al traffico, nelle giornate di 07/10 e di 08/10. Arriviamo a Bagno Vignoni verso le 10 del mattino. L’installazione delle opere nella Vasca di Santa Caterina procede nel migliore dei modi. Il Curatore, il Fotografo, l’Artista e il suo Assistente si immergono nella Vasca per gestire al meglio il posizionamento delle opere. La prima mattina è caratterizzata da un vento medio forte, che increspa le acque della Vasca. Il pomeriggio il tempo è parzialmente coperto, con sprazzi di sole. Lo shooting si protrae fino all’1:30 di notte, interrotto solo per il pranzo e la cena, entrambi all’Osteria del Leone, a pochi passi dalla Vasca, e una merenda/aperitivo prima di pranzo. L’Artista, il Curatore e il Fotografo pernottano a Casa Ginestra, a un centinaio di metri dalla Vasca, in modo da poter effettuare uno shooting di prima mattina, con i vapori ben visibili, e spostare le opere per un ulteriore shooting a metà mattinata”

diario, 07/10: “Avevamo in previsione di installare dal primo mattino ma un forte temporale ce lo ha impedito. Contattiamo il Comune di San Quirico d’Orcia per richiedere ulteriore disponibilità a effettuare lo shooting nella mattina del 08/10, in modo da poter fotografare le opere nella Vasca con le prime luci del mattino. La Polizia Municipale ci accorda il permesso per parcheggiare il nostro mezzo e quello dell’assistente dell’Artista vicino alla Piazza delle Sorgenti, zona solitamente interdetta al traffico, nelle giornate di 07/10 e di 08/10. Arriviamo a Bagno Vignoni verso le 10 del mattino. L’installazione delle opere nella Vasca di Santa Caterina procede nel migliore dei modi. Il Curatore, il Fotografo, l’Artista e il suo Assistente si immergono nella Vasca per gestire al meglio il posizionamento delle opere. La prima mattina è caratterizzata da un vento medio forte, che increspa le acque della Vasca. Il pomeriggio il tempo è parzialmente coperto, con sprazzi di sole. Lo shooting si protrae fino all’1:30 di notte, interrotto solo per il pranzo e la cena, entrambi all’Osteria del Leone, a pochi passi dalla Vasca, e una merenda/aperitivo prima di pranzo. L’Artista, il Curatore e il Fotografo pernottano a Casa Ginestra, a un centinaio di metri dalla Vasca, in modo da poter effettuare uno shooting di prima mattina, con i vapori ben visibili, e spostare le opere per un ulteriore shooting a metà mattinata”

diario, 07/10: “Avevamo in previsione di installare dal primo mattino ma un forte temporale ce lo ha impedito. Contattiamo il Comune di San Quirico d’Orcia per richiedere ulteriore disponibilità a effettuare lo shooting nella mattina del 08/10, in modo da poter fotografare le opere nella Vasca con le prime luci del mattino. La Polizia Municipale ci accorda il permesso per parcheggiare il nostro mezzo e quello dell’assistente dell’Artista vicino alla Piazza delle Sorgenti, zona solitamente interdetta al traffico, nelle giornate di 07/10 e di 08/10. Arriviamo a Bagno Vignoni verso le 10 del mattino. L’installazione delle opere nella Vasca di Santa Caterina procede nel migliore dei modi. Il Curatore, il Fotografo, l’Artista e il suo Assistente si immergono nella Vasca per gestire al meglio il posizionamento delle opere. La prima mattina è caratterizzata da un vento medio forte, che increspa le acque della Vasca. Il pomeriggio il tempo è parzialmente coperto, con sprazzi di sole. Lo shooting si protrae fino all’1:30 di notte, interrotto solo per il pranzo e la cena, entrambi all’Osteria del Leone, a pochi passi dalla Vasca, e una merenda/aperitivo prima di pranzo. L’Artista, il Curatore e il Fotografo pernottano a Casa Ginestra, a un centinaio di metri dalla Vasca, in modo da poter effettuare uno shooting di prima mattina, con i vapori ben visibili, e spostare le opere per un ulteriore shooting a metà mattinata”

La forte presenza dell’elemento acquatico nel cinema di Tarkovskij, da questi spesso associato allo scorrere del tempo, ci ha spinto a voler installare all’interno della vasca di Piazza delle Sorgenti questo particolare ciclo di opere, che lega, tramite il filo conduttore dell’acqua, temporalità tra loro distanti: le forme degli ex-voto, in antichità gettate in una sorgente in Francia dalla tribù dei Galli, sono state ricoperte da Namsal Siedlecki con l’argento di monete recuperate dalla Fontana di Trevi, e le sculture risultanti hanno acquisito la loro struttura finale in una vasca per la deposizione galvanica.

La forte presenza dell’elemento acquatico nel cinema di Tarkovskij, da questi spesso associato allo scorrere del tempo, ci ha spinto a voler installare all’interno della vasca di Piazza delle Sorgenti questo particolare ciclo di opere, che lega, tramite il filo conduttore dell’acqua, temporalità tra loro distanti: le forme degli ex-voto, in antichità gettate in una sorgente in Francia dalla tribù dei Galli, sono state ricoperte da Namsal Siedlecki con l’argento di monete recuperate dalla Fontana di Trevi, e le sculture risultanti hanno acquisito la loro struttura finale in una vasca per la deposizione galvanica.

La forte presenza dell’elemento acquatico nel cinema di Tarkovskij, da questi spesso associato allo scorrere del tempo, ci ha spinto a voler installare all’interno della vasca di Piazza delle Sorgenti questo particolare ciclo di opere, che lega, tramite il filo conduttore dell’acqua, temporalità tra loro distanti: le forme degli ex-voto, in antichità gettate in una sorgente in Francia dalla tribù dei Galli, sono state ricoperte da Namsal Siedlecki con l’argento di monete recuperate dalla Fontana di Trevi, e le sculture risultanti hanno acquisito la loro struttura finale in una vasca per la deposizione galvanica.

Giorgio Andreotta Calò
Giorgio Andreotta Calò
Giorgio Andreotta Calò

Chiesa Sommersa di Santa Maria in Vittorino (RI)
Visita

Chiesa Sommersa di Santa Maria in Vittorino (RI)
Visita

Chiesa Sommersa di Santa Maria in Vittorino (RI)
Visita

Medusa, 2016
Medusa, 2016
Medusa, 2016
serie AC, ed.1AP (3+2AP), bronzo, fusione a cera persa, 92 (h) x 28 x 25 cm. Courtesy dell’artista
serie AC, ed.1AP (3+2AP), bronzo, fusione a cera persa, 92 (h) x 28 x 25 cm. Courtesy dell’artista
serie AC, ed.1AP (3+2AP), bronzo, fusione a cera persa, 92 (h) x 28 x 25 cm. Courtesy dell’artista
Pinna Nobilis , 2016-17
Pinna Nobilis , 2016-17
Pinna Nobilis , 2016-17
serie N, ed. unique, bronzo bianco, fusione a cera persa, 68 x 27 x 13 cm. Courtesy dell’artista
serie N, ed. unique, bronzo bianco, fusione a cera persa, 68 x 27 x 13 cm. Courtesy dell’artista
serie N, ed. unique, bronzo bianco, fusione a cera persa, 68 x 27 x 13 cm. Courtesy dell’artista

I segni dello scorrere del tempo in relazione all’elemento acquatico e la natura che interviene sull’operato dell’essere umano modificandolo sono alcuni dei temi che troviamo nella pratica di Giorgio Andreotta Calò e che si riflettono nell’essenza della Chiesa sommersa di Santa Maria in Vittorino: una clessidra che segna lo scorrere del suo stesso tempo ma non può essere capovolta.

I segni dello scorrere del tempo in relazione all’elemento acquatico e la natura che interviene sull’operato dell’essere umano modificandolo sono alcuni dei temi che troviamo nella pratica di Giorgio Andreotta Calò e che si riflettono nell’essenza della Chiesa sommersa di Santa Maria in Vittorino: una clessidra che segna lo scorrere del suo stesso tempo ma non può essere capovolta.

I segni dello scorrere del tempo in relazione all’elemento acquatico e la natura che interviene sull’operato dell’essere umano modificandolo sono alcuni dei temi che troviamo nella pratica di Giorgio Andreotta Calò e che si riflettono nell’essenza della Chiesa sommersa di Santa Maria in Vittorino: una clessidra che segna lo scorrere del suo stesso tempo ma non può essere capovolta.

La chiesa fu edificata tra il Trecento e il Quattrocento sui resti di un antico tempio pagano, nel luogo in cui fu martirizzato San Vittorino da Amiterno, e ampliata nel 1613. Nell’Ottocento la chiesa iniziò a sprofondare e dal pavimento emerse una sorgente sotterranea, che attualmente si trova a soli 90 cm dal piano di campagna. Ignorata per più di un secolo, il terremoto di Norcia del 1979 ne causò il crollo del tetto. Al momento l’edificio è abbandonato e continua a sprofondare. Questo luogo, l’acqua e le rovine, architravi spezzate e sommerse, questo posto è il paradigma di ciò che succede quando ci si ostina a voler costruire una chiesa su un antico sito pagano.

La chiesa fu edificata tra il Trecento e il Quattrocento sui resti di un antico tempio pagano, nel luogo in cui fu martirizzato San Vittorino da Amiterno, e ampliata nel 1613. Nell’Ottocento la chiesa iniziò a sprofondare e dal pavimento emerse una sorgente sotterranea, che attualmente si trova a soli 90 cm dal piano di campagna. Ignorata per più di un secolo, il terremoto di Norcia del 1979 ne causò il crollo del tetto. Al momento l’edificio è abbandonato e continua a sprofondare. Questo luogo, l’acqua e le rovine, architravi spezzate e sommerse, questo posto è il paradigma di ciò che succede quando ci si ostina a voler costruire una chiesa su un antico sito pagano.

La chiesa fu edificata tra il Trecento e il Quattrocento sui resti di un antico tempio pagano, nel luogo in cui fu martirizzato San Vittorino da Amiterno, e ampliata nel 1613. Nell’Ottocento la chiesa iniziò a sprofondare e dal pavimento emerse una sorgente sotterranea, che attualmente si trova a soli 90 cm dal piano di campagna. Ignorata per più di un secolo, il terremoto di Norcia del 1979 ne causò il crollo del tetto. Al momento l’edificio è abbandonato e continua a sprofondare. Questo luogo, l’acqua e le rovine, architravi spezzate e sommerse, questo posto è il paradigma di ciò che succede quando ci si ostina a voler costruire una chiesa su un antico sito pagano.

Medusa, appartenente a una serie di sculture realizzata dall’artista a partire dal 2013, nasce dal prelievo di un palo dalla laguna di Venezia, un elemento antropico che ha subìto una metamorfosi innescata da fattori naturali e atmosferici, assottigliandosi nella sua parte centrale a causa della costante erosione dell’acqua durante il moto delle maree. Il lavoro manuale dell’artista si integra all’operato della Natura nella creazione di un’opera che ha le sembianze di una delle più antiche creature dei mari. Nella scultura Pinna Nobilis, le due valve simmetriche della conchiglia sono unite agli elementi risultanti dal suo processo di fusione: gli stessi canali di colata e l’imbocco che ne hanno permesso la realizzazione sono diventati sostegno e base dell’opera finita. L’interazione tra intervento antropico e processi naturali, oltre che nella formalizzazione finale dell’opera, può essere ulteriormente tracciata nella sua origine: la costruzione del MoSE (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico), la grande diga di paratoie mobili realizzata per contrastare l’alta marea a Venezia, ha paradossalmente favorito il ripopolamento nella laguna veneziana di colonie di Pinna Nobilis, specie endemica del Mediterraneo solitamente minacciata dall’attività umana.

Medusa, appartenente a una serie di sculture realizzata dall’artista a partire dal 2013, nasce dal prelievo di un palo dalla laguna di Venezia, un elemento antropico che ha subìto una metamorfosi innescata da fattori naturali e atmosferici, assottigliandosi nella sua parte centrale a causa della costante erosione dell’acqua durante il moto delle maree. Il lavoro manuale dell’artista si integra all’operato della Natura nella creazione di un’opera che ha le sembianze di una delle più antiche creature dei mari. Nella scultura Pinna Nobilis, le due valve simmetriche della conchiglia sono unite agli elementi risultanti dal suo processo di fusione: gli stessi canali di colata e l’imbocco che ne hanno permesso la realizzazione sono diventati sostegno e base dell’opera finita. L’interazione tra intervento antropico e processi naturali, oltre che nella formalizzazione finale dell’opera, può essere ulteriormente tracciata nella sua origine: la costruzione del MoSE (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico), la grande diga di paratoie mobili realizzata per contrastare l’alta marea a Venezia, ha paradossalmente favorito il ripopolamento nella laguna veneziana di colonie di Pinna Nobilis, specie endemica del Mediterraneo solitamente minacciata dall’attività umana.

Medusa, appartenente a una serie di sculture realizzata dall’artista a partire dal 2013, nasce dal prelievo di un palo dalla laguna di Venezia, un elemento antropico che ha subìto una metamorfosi innescata da fattori naturali e atmosferici, assottigliandosi nella sua parte centrale a causa della costante erosione dell’acqua durante il moto delle maree. Il lavoro manuale dell’artista si integra all’operato della Natura nella creazione di un’opera che ha le sembianze di una delle più antiche creature dei mari. Nella scultura Pinna Nobilis, le due valve simmetriche della conchiglia sono unite agli elementi risultanti dal suo processo di fusione: gli stessi canali di colata e l’imbocco che ne hanno permesso la realizzazione sono diventati sostegno e base dell’opera finita. L’interazione tra intervento antropico e processi naturali, oltre che nella formalizzazione finale dell’opera, può essere ulteriormente tracciata nella sua origine: la costruzione del MoSE (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico), la grande diga di paratoie mobili realizzata per contrastare l’alta marea a Venezia, ha paradossalmente favorito il ripopolamento nella laguna veneziana di colonie di Pinna Nobilis, specie endemica del Mediterraneo solitamente minacciata dall’attività umana.

diario – 08/10/20: Dopo lo shooting nella Vasca di prima mattina, disinstalliamo le opere e partiamo da Bagno Vignoni verso la chiesa sommersa di Santa Maria in Vittorino, nei pressi di Cittaducale. Il Curatore e il Fotografo fanno tappa a Orvieto, per pranzare e acquistare due paia di stivali di gomma, che serviranno per l’installazione delle opere nella Chiesa Sommersa che, come lascia intuire il nome, è allagata. Giungiamo nella location nel tardo pomeriggio per un sopralluogo. Pernottiamo al bed and breakfast “A casa di mamma”. La sera ceniamo al Ristorante Arcangelo, il locale più vicino al B&B, raggiungibile a piedi. Al ristorante ci facciamo preparare dei panini come pranzo per il giorno successivo, per metterci nelle condizioni di non dover interrompere l’installazione e lo shooting. 09/10/20: Dopo la colazione raggiungiamo la location. La Chiesa Sommersa risulta molto diversa da come compare nel film di Tarkovskij e nelle immagini del luogo che avevamo reperito. Felci, rovi, edera e ortiche ricoprono i detriti del tetto, disseminati su quello che una volta era il pavimento della chiesa. La struttura risulta sprofondata per quello che stimiamo sia oltre un quarto della sua altezza originaria. Le pareti della parte frontale sono inclinate di una decina di gradi verso l’esterno. L’installazione delle opere e lo shooting vengono effettuate nel migliore dei modi, e si protraggono fino al tramonto. Gli stivali di gomma risultano molto utili, in quando l’accesso alla chiesa è una pozzanghera di acqua corrente profonda circa 40 cm e gli spazi interni sono o allagati o coperti di fango. Dopo lo shooting riponiamo le opere dell’Artista nelle relative casse”

diario – 08/10/20: Dopo lo shooting nella Vasca di prima mattina, disinstalliamo le opere e partiamo da Bagno Vignoni verso la chiesa sommersa di Santa Maria in Vittorino, nei pressi di Cittaducale. Il Curatore e il Fotografo fanno tappa a Orvieto, per pranzare e acquistare due paia di stivali di gomma, che serviranno per l’installazione delle opere nella Chiesa Sommersa che, come lascia intuire il nome, è allagata. Giungiamo nella location nel tardo pomeriggio per un sopralluogo. Pernottiamo al bed and breakfast “A casa di mamma”. La sera ceniamo al Ristorante Arcangelo, il locale più vicino al B&B, raggiungibile a piedi. Al ristorante ci facciamo preparare dei panini come pranzo per il giorno successivo, per metterci nelle condizioni di non dover interrompere l’installazione e lo shooting. 09/10/20: Dopo la colazione raggiungiamo la location. La Chiesa Sommersa risulta molto diversa da come compare nel film di Tarkovskij e nelle immagini del luogo che avevamo reperito. Felci, rovi, edera e ortiche ricoprono i detriti del tetto, disseminati su quello che una volta era il pavimento della chiesa. La struttura risulta sprofondata per quello che stimiamo sia oltre un quarto della sua altezza originaria. Le pareti della parte frontale sono inclinate di una decina di gradi verso l’esterno. L’installazione delle opere e lo shooting vengono effettuate nel migliore dei modi, e si protraggono fino al tramonto. Gli stivali di gomma risultano molto utili, in quando l’accesso alla chiesa è una pozzanghera di acqua corrente profonda circa 40 cm e gli spazi interni sono o allagati o coperti di fango. Dopo lo shooting riponiamo le opere dell’Artista nelle relative casse”

diario – 08/10/20: Dopo lo shooting nella Vasca di prima mattina, disinstalliamo le opere e partiamo da Bagno Vignoni verso la chiesa sommersa di Santa Maria in Vittorino, nei pressi di Cittaducale. Il Curatore e il Fotografo fanno tappa a Orvieto, per pranzare e acquistare due paia di stivali di gomma, che serviranno per l’installazione delle opere nella Chiesa Sommersa che, come lascia intuire il nome, è allagata. Giungiamo nella location nel tardo pomeriggio per un sopralluogo. Pernottiamo al bed and breakfast “A casa di mamma”. La sera ceniamo al Ristorante Arcangelo, il locale più vicino al B&B, raggiungibile a piedi. Al ristorante ci facciamo preparare dei panini come pranzo per il giorno successivo, per metterci nelle condizioni di non dover interrompere l’installazione e lo shooting. 09/10/20: Dopo la colazione raggiungiamo la location. La Chiesa Sommersa risulta molto diversa da come compare nel film di Tarkovskij e nelle immagini del luogo che avevamo reperito. Felci, rovi, edera e ortiche ricoprono i detriti del tetto, disseminati su quello che una volta era il pavimento della chiesa. La struttura risulta sprofondata per quello che stimiamo sia oltre un quarto della sua altezza originaria. Le pareti della parte frontale sono inclinate di una decina di gradi verso l’esterno. L’installazione delle opere e lo shooting vengono effettuate nel migliore dei modi, e si protraggono fino al tramonto. Gli stivali di gomma risultano molto utili, in quando l’accesso alla chiesa è una pozzanghera di acqua corrente profonda circa 40 cm e gli spazi interni sono o allagati o coperti di fango. Dopo lo shooting riponiamo le opere dell’Artista nelle relative casse”

Monia Ben Hamouda
Monia Ben Hamouda
Monia Ben Hamouda

Piazza del Campidoglio, Roma
Visita

Piazza del Campidoglio, Roma
Visita

Piazza del Campidoglio, Roma
Visita

Blair, 2020
Blair, 2020
Blair, 2020
tessuto, legno, curry, curcuma, pittura acrilica, gesso; dimensioni variabili. Courtesy dell’artista
tessuto, legno, curry, curcuma, pittura acrilica, gesso; dimensioni variabili. Courtesy dell’artista
tessuto, legno, curry, curcuma, pittura acrilica, gesso; dimensioni variabili. Courtesy dell’artista

diario – 23/09/20-25/09/20: “Le fotografie necessitavano sia della totale assenza di persone che di particolari condizioni di luce, in modo da attenersi alle indicazioni richieste dagli artisti e a criteri compositivi ispirati al film di Tarkovskij. Per queste ragioni le foto sono state effettuate in orari precisi, all’alba e al tramonto, rispettivamente poco dopo lo spegnimento e poco prima dell’accensione dei lampioni. Per motivi cautelativi abbiamo impiegato due intere giornate di shooting (il pomeriggio del 23/10, tutta la giornata del 24/10 e la mattina del 25/10) al fine di studiare i luoghi e poter lavorare con le migliori condizioni di luminosità. Lo shooting e l’installazione delle opere si sono svolti senza imprevisti in giornate caratterizzate da un cielo parzialmente nuvoloso con piogge, temporali e improvvise schiarite. La pioggia ha temporaneamente spento la scultura installata sulla statua equestre di Marco Aurelio. I momenti di cielo coperto hanno coinciso con le ore di luminosità ottimale e l’assenza di passanti”

diario – 23/09/20-25/09/20: “Le fotografie necessitavano sia della totale assenza di persone che di particolari condizioni di luce, in modo da attenersi alle indicazioni richieste dagli artisti e a criteri compositivi ispirati al film di Tarkovskij. Per queste ragioni le foto sono state effettuate in orari precisi, all’alba e al tramonto, rispettivamente poco dopo lo spegnimento e poco prima dell’accensione dei lampioni. Per motivi cautelativi abbiamo impiegato due intere giornate di shooting (il pomeriggio del 23/10, tutta la giornata del 24/10 e la mattina del 25/10) al fine di studiare i luoghi e poter lavorare con le migliori condizioni di luminosità. Lo shooting e l’installazione delle opere si sono svolti senza imprevisti in giornate caratterizzate da un cielo parzialmente nuvoloso con piogge, temporali e improvvise schiarite. La pioggia ha temporaneamente spento la scultura installata sulla statua equestre di Marco Aurelio. I momenti di cielo coperto hanno coinciso con le ore di luminosità ottimale e l’assenza di passanti”

diario – 23/09/20-25/09/20: “Le fotografie necessitavano sia della totale assenza di persone che di particolari condizioni di luce, in modo da attenersi alle indicazioni richieste dagli artisti e a criteri compositivi ispirati al film di Tarkovskij. Per queste ragioni le foto sono state effettuate in orari precisi, all’alba e al tramonto, rispettivamente poco dopo lo spegnimento e poco prima dell’accensione dei lampioni. Per motivi cautelativi abbiamo impiegato due intere giornate di shooting (il pomeriggio del 23/10, tutta la giornata del 24/10 e la mattina del 25/10) al fine di studiare i luoghi e poter lavorare con le migliori condizioni di luminosità. Lo shooting e l’installazione delle opere si sono svolti senza imprevisti in giornate caratterizzate da un cielo parzialmente nuvoloso con piogge, temporali e improvvise schiarite. La pioggia ha temporaneamente spento la scultura installata sulla statua equestre di Marco Aurelio. I momenti di cielo coperto hanno coinciso con le ore di luminosità ottimale e l’assenza di passanti”

Realizzate con materiali che l’artista aveva in casa durante un periodo in cui le era impossibile uscire per reperirne di altri, le opere di questa serie si ispirano agli oggetti magici rappresentati nel film The Blair Witch Project. L’artista ha assemblato le opere in forme che potessero essere sia misteriose che prontamente identificabili. Dipinte con colori ottenuti da spezie, appaiono come oggetti rituali che hanno già assolto la loro funzione. A noi contingenti solo sotto forma di materia ma presenti a se stesse attraverso un’azione avvenuta nel passato, la cui natura e funzione ci viene preclusa. Materia sublimata di eventi già accaduti e persi nel tempo.

Realizzate con materiali che l’artista aveva in casa durante un periodo in cui le era impossibile uscire per reperirne di altri, le opere di questa serie si ispirano agli oggetti magici rappresentati nel film The Blair Witch Project. L’artista ha assemblato le opere in forme che potessero essere sia misteriose che prontamente identificabili. Dipinte con colori ottenuti da spezie, appaiono come oggetti rituali che hanno già assolto la loro funzione. A noi contingenti solo sotto forma di materia ma presenti a se stesse attraverso un’azione avvenuta nel passato, la cui natura e funzione ci viene preclusa. Materia sublimata di eventi già accaduti e persi nel tempo.

Realizzate con materiali che l’artista aveva in casa durante un periodo in cui le era impossibile uscire per reperirne di altri, le opere di questa serie si ispirano agli oggetti magici rappresentati nel film The Blair Witch Project. L’artista ha assemblato le opere in forme che potessero essere sia misteriose che prontamente identificabili. Dipinte con colori ottenuti da spezie, appaiono come oggetti rituali che hanno già assolto la loro funzione. A noi contingenti solo sotto forma di materia ma presenti a se stesse attraverso un’azione avvenuta nel passato, la cui natura e funzione ci viene preclusa. Materia sublimata di eventi già accaduti e persi nel tempo.

Come dei mandala, create per essere distrutte, attive solo nel processo tramite cui furono realizzate. Vive in lontani ricordi perduti, a noi presenti come mucchietti di diverse polveri tra loro inseparabili, eternamente indivisibili. Esaurite e compiute al contempo.

Come dei mandala, create per essere distrutte, attive solo nel processo tramite cui furono realizzate. Vive in lontani ricordi perduti, a noi presenti come mucchietti di diverse polveri tra loro inseparabili, eternamente indivisibili. Esaurite e compiute al contempo.

Come dei mandala, create per essere distrutte, attive solo nel processo tramite cui furono realizzate. Vive in lontani ricordi perduti, a noi presenti come mucchietti di diverse polveri tra loro inseparabili, eternamente indivisibili. Esaurite e compiute al contempo.

Sul dorso di un cavallo al centro di una piazza che accoglie speranze mal riposte o in disparte sui pazienti gradini di una scalinata, scarichi aggregati di tensioni sbiadite.

Sul dorso di un cavallo al centro di una piazza che accoglie speranze mal riposte o in disparte sui pazienti gradini di una scalinata, scarichi aggregati di tensioni sbiadite.

Sul dorso di un cavallo al centro di una piazza che accoglie speranze mal riposte o in disparte sui pazienti gradini di una scalinata, scarichi aggregati di tensioni sbiadite.

Michele Gabriele
Michele Gabriele
Michele Gabriele

Piazza del Campidoglio, via dei Condotti, Roma
Visita

Piazza del Campidoglio, via dei Condotti, Roma
Visita

Piazza del Campidoglio, via dei Condotti, Roma
Visita

Sitting on the ground, so I will remember it as a nice atmosphere, 2020
Sitting on the ground, so I will remember it as a nice atmosphere, 2020
Sitting on the ground, so I will remember it as a nice atmosphere, 2020
silicone, bende, tessuti, pittura acrilica, bronzo, resina epossidica. Dimensioni variabili. Courtesy dell’artista
silicone, bende, tessuti, pittura acrilica, bronzo, resina epossidica. Dimensioni variabili. Courtesy dell’artista
silicone, bende, tessuti, pittura acrilica, bronzo, resina epossidica. Dimensioni variabili. Courtesy dell’artista

Un gruppo di sculture astratte, ispirate alle posture che i giovani assumono nel primo periodo in cui iniziano a frequentare l’ambiente dell’arte, le pose e gli atteggiamenti che adottano le prime volte che entrano a vedere delle mostre in galleria. In un momento in cui tali occasioni di aggregazione sono scomparsi, l’artista rivive nella sua memoria l’osservazione di queste figure con un po’ di nostalgia. A queste viene accostata la forma di una mummia di babbuino dell’Antico Egitto. Tra gli archetipi horror, la mummia è l’unico a non avere un’origine “nobile” e colta, non proviene dalla letteratura o da osservazioni di carattere sociale. La mummia non nasce dalla paura dell’ignoto ma dall’ignoranza nei confronti di una cultura altra, e in una lettura contemporanea non può che diventarne il simbolo.

Un gruppo di sculture astratte, ispirate alle posture che i giovani assumono nel primo periodo in cui iniziano a frequentare l’ambiente dell’arte, le pose e gli atteggiamenti che adottano le prime volte che entrano a vedere delle mostre in galleria. In un momento in cui tali occasioni di aggregazione sono scomparsi, l’artista rivive nella sua memoria l’osservazione di queste figure con un po’ di nostalgia. A queste viene accostata la forma di una mummia di babbuino dell’Antico Egitto. Tra gli archetipi horror, la mummia è l’unico a non avere un’origine “nobile” e colta, non proviene dalla letteratura o da osservazioni di carattere sociale. La mummia non nasce dalla paura dell’ignoto ma dall’ignoranza nei confronti di una cultura altra, e in una lettura contemporanea non può che diventarne il simbolo.

Un gruppo di sculture astratte, ispirate alle posture che i giovani assumono nel primo periodo in cui iniziano a frequentare l’ambiente dell’arte, le pose e gli atteggiamenti che adottano le prime volte che entrano a vedere delle mostre in galleria. In un momento in cui tali occasioni di aggregazione sono scomparsi, l’artista rivive nella sua memoria l’osservazione di queste figure con un po’ di nostalgia. A queste viene accostata la forma di una mummia di babbuino dell’Antico Egitto. Tra gli archetipi horror, la mummia è l’unico a non avere un’origine “nobile” e colta, non proviene dalla letteratura o da osservazioni di carattere sociale. La mummia non nasce dalla paura dell’ignoto ma dall’ignoranza nei confronti di una cultura altra, e in una lettura contemporanea non può che diventarne il simbolo.

Un corridoio che diventa un bivio, un ripensamento sulla soglia dell’albergo. Un reale cambio di direzione o il soppesare pallido e assorto un precedente flashback? La realtà anticipa, genera e ispira le nostre proiezioni mentali su di essa, o sono le nostre stesse proiezioni a dare forma alla realtà?

Un corridoio che diventa un bivio, un ripensamento sulla soglia dell’albergo. Un reale cambio di direzione o il soppesare pallido e assorto un precedente flashback? La realtà anticipa, genera e ispira le nostre proiezioni mentali su di essa, o sono le nostre stesse proiezioni a dare forma alla realtà?

Un corridoio che diventa un bivio, un ripensamento sulla soglia dell’albergo. Un reale cambio di direzione o il soppesare pallido e assorto un precedente flashback? La realtà anticipa, genera e ispira le nostre proiezioni mentali su di essa, o sono le nostre stesse proiezioni a dare forma alla realtà?

Fintamente a proprio agio, l’apparenza si proietta pesante sulla realtà manomettendone sul nascere il possibile futuro ricordo. Mentire consapevolmente a se stessi è un’affermazione di sconfitta, un po’ tragica, forse disperata? Oppure è una necessità di vita?

Fintamente a proprio agio, l’apparenza si proietta pesante sulla realtà manomettendone sul nascere il possibile futuro ricordo. Mentire consapevolmente a se stessi è un’affermazione di sconfitta, un po’ tragica, forse disperata? Oppure è una necessità di vita?

Fintamente a proprio agio, l’apparenza si proietta pesante sulla realtà manomettendone sul nascere il possibile futuro ricordo. Mentire consapevolmente a se stessi è un’affermazione di sconfitta, un po’ tragica, forse disperata? Oppure è una necessità di vita?

diario – 23/09/20-25/09/20: “Le fotografie necessitavano sia di particolari condizioni di luce che della totale assenza di persone, in modo da attenersi alle richieste degli artisti e ai criteri compositivi ispirati al film di Tarkovskij. Per queste ragioni le foto sono state effettuate in orari precisi, al tramonto e all’alba, rispettivamente poco prima dell’accensione dei lampioni e poco dopo il loro spegnimento. Per motivi cautelativi abbiamo deciso di impiegare due intere giornate di shooting al fine di studiare i luoghi e poter lavorare con le migliori condizioni metereologiche. Lo shooting e l’installazione delle opere si sono svolti senza imprevisti in giornate caratterizzate da un cielo parzialmente nuvoloso con piogge, temporali e improvvise schiarite. I momenti di cielo coperto hanno coinciso con le ore di luminosità ottimale e l’assenza di passanti, pertanto siamo riusciti a trasportare e installare agevolmente le opere sia nell’atrio dell’hotel che sulle Scale Gemonie, lì dove un tempo, sotto l’imperatore Tiberio, i condannati venivano strangolati e i loro corpi lasciati esposti, seviziati dalla popolazione e in balia degli animali, prima di essere gettati nel fiume Tevere”

diario – 23/09/20-25/09/20: “Le fotografie necessitavano sia di particolari condizioni di luce che della totale assenza di persone, in modo da attenersi alle richieste degli artisti e ai criteri compositivi ispirati al film di Tarkovskij. Per queste ragioni le foto sono state effettuate in orari precisi, al tramonto e all’alba, rispettivamente poco prima dell’accensione dei lampioni e poco dopo il loro spegnimento. Per motivi cautelativi abbiamo deciso di impiegare due intere giornate di shooting al fine di studiare i luoghi e poter lavorare con le migliori condizioni metereologiche. Lo shooting e l’installazione delle opere si sono svolti senza imprevisti in giornate caratterizzate da un cielo parzialmente nuvoloso con piogge, temporali e improvvise schiarite. I momenti di cielo coperto hanno coinciso con le ore di luminosità ottimale e l’assenza di passanti, pertanto siamo riusciti a trasportare e installare agevolmente le opere sia nell’atrio dell’hotel che sulle Scale Gemonie, lì dove un tempo, sotto l’imperatore Tiberio, i condannati venivano strangolati e i loro corpi lasciati esposti, seviziati dalla popolazione e in balia degli animali, prima di essere gettati nel fiume Tevere”

diario – 23/09/20-25/09/20: “Le fotografie necessitavano sia di particolari condizioni di luce che della totale assenza di persone, in modo da attenersi alle richieste degli artisti e ai criteri compositivi ispirati al film di Tarkovskij. Per queste ragioni le foto sono state effettuate in orari precisi, al tramonto e all’alba, rispettivamente poco prima dell’accensione dei lampioni e poco dopo il loro spegnimento. Per motivi cautelativi abbiamo deciso di impiegare due intere giornate di shooting al fine di studiare i luoghi e poter lavorare con le migliori condizioni metereologiche. Lo shooting e l’installazione delle opere si sono svolti senza imprevisti in giornate caratterizzate da un cielo parzialmente nuvoloso con piogge, temporali e improvvise schiarite. I momenti di cielo coperto hanno coinciso con le ore di luminosità ottimale e l’assenza di passanti, pertanto siamo riusciti a trasportare e installare agevolmente le opere sia nell’atrio dell’hotel che sulle Scale Gemonie, lì dove un tempo, sotto l’imperatore Tiberio, i condannati venivano strangolati e i loro corpi lasciati esposti, seviziati dalla popolazione e in balia degli animali, prima di essere gettati nel fiume Tevere”